ROMA — Riparte, con la Serie A, la guerra ai pirati del calcio. Una guerra tutt’altro che vinta. Applicazioni avanzate stanno aiutando gli abbonati illegali a guardare le partite sulle smart tv, con rischi abbastanza limitati. Intanto la Lega Calcio perde un round in tribunale contro il gigante statunitense Cloudflare. E il Garante AgCom reclama allora un nuovo scudo anti-pirateria, più forte dell’attuale.
In queste ore proprio il Garante AgCom studia delle app in sé legittime, che finiscono anche nelle mani sbagliate. Queste app di uso comune proteggono la nostra navigazione in Rete dagli occhi indiscreti – ad esempio – dei motori di ricerca, cacciatori di dati personali.
Le stesse app permettono però agli abbonati al pezzotto di guardare i canali pirata in forma anonima, senza lasciare traccia dei loro percorsi sul web. Il merito è di una schermatura nota (la tecnologia Vpn) da tempo disponibile sugli smartphone. Il guaio è che adesso le Vpn si diffondono a macchia di leopardo anche sulle smart tv promettendo l’impiego di software simili a quelli in uso agli eserciti, e in cambio di pochi euro.
I produttori di televisori
In questo quadro, il Garante AgCom accende un faro su un’app specifica per smart tv, creata da una società con sede legale nell’Ue. E un serrato pressing inizierà, a settembre, anche su due produttori di televisori. Punta a impedire alle persone di scaricare la controversa app sui televisori di quelle due marche. Ma sarà possibile arrivare a tanto se l’applicazione non è di per sé illegittima?
La strada è in salita, come dimostra l’ordinanza che il Tribunale di Milano ha emesso il 27 luglio 2024. Il Tribunale ha esaminato un ricorso urgente della Lega Calcio contro Cloudflare (difesa da Ludovico Anselmi e Giuseppe Cardona di LMS Studio Legale). Al ricorso, depositato anche ai sensi dell’articolo 700 del Codice di procedura civile, si sono associate sia Dazn e sia Sky. Il ricorso si concentra su alcuni strumenti di Cloudflare.
Sono le famose Vpn per gli utenti comuni; ma anche «il Cdn, il DNS Autoritativo e il reverse proxy». Tutte tecnologie – in sé «neutre», precisa il giudice – che anche le centrali criminali impiegherebbero per mettere in piedi i canali pirata.
Ora, nella sua ordinanza, il Tribunale di Milano sostiene che il ricorso della Lega Calcio non prova una complicità consapevole di Cloudflare con i pirati o sue responsabilità dirette. La Lega Calcio ha anche chiesto che Cloudflare fosse obbligata ad accreditarsi, cioè ad iscriversi all’attuale scudo anti-pirateria che l’AgCom ha schierato nello scorso Campionato e che tuttora usa.
Entro 30 minuti
È la piattaforma che oscura tante pay-tv illegali entro i primi 30 minuti dall’inizio delle partite (210 nella prima giornata di questa A, solo su segnalazione di Dazn). Accreditarsi allo scudo avrebbe obbligato Cloudflare a condividere con il Garante AgCom ogni informazione utile all’affondamento dei criminali che si fossero appoggiati alle tecnologie della società Usa. Ma il Tribunale di Milano spiega che la legge italiana anti-pezzotto (la 93 del 2023) non assegna al giudice il potere di imporre a Cloudflare l’accreditamento.
Lo scudo contro la pirateria – che la Lega Calcio donò all’AgCom il primo agosto 2023 – andrà infine in pensione. Sarà sostituito da una piattaforma più solida. Su incarico proprio di AgCom, la Consip indirà una gara perché un fornitore privato realizzi lo “Scudo 2”. Il primo scudo, per capire, ha toccato un punto di saturazione. In un anno, ha bloccato 18.000 pay-tv illegittime, il massimo di capienza che poteva sostenere.
E oggi continua a funzionare perché alcuni blocchi, dei 18.000, sono stati revocati. Neanche il meccanismo della revoca, in verità, è previsto dalla legge. Il vuoto normativo sarà sanato dall’ultimo decreto Cultura del governo, in via di conversione, che contiene una norma su misura.
Fonte: repubblica.it